Il malato immaginario

Quante volte vi siete imbattuti in un fatto o una notizia relativa ad una possibile minaccia al vostro stato di salute e siete corsi a verificare eventuali indizi e prove in grado di smentire/confermare i vostri sospetti? E quante volte il vostro desiderio di conoscenza e di informazione non riusciva a rassicurarvi completamente? Addirittura, in casi più estremi, è possibile che anche vari controlli specialistici non siano bastati a tenere a bada i vostri dubbi circa la possibilità o la convinzione di esser stati contagiati da un piccolo/grande malanno. E poiché “chi cerca trova”, qualche indizio può avervi indotto a fare nuovi controlli, osservazioni costanti del proprio corpo, ricerche su internet e frequente richiesta di rassicurazione a parenti e amici. Il tutto con un’unica-evidente costante: ogni tentativo non bastava mai.

In altre parole, come purtroppo capita per varie difficoltà, ciò che può sembrare la soluzione più logica finisce per mantenere e alimentare il problema: ogni controllo e rassicurazione, anche quelle più fondate e razionali, non solo non risultano sufficienti a placare l’ansia sottostante, ma alimentano nuovi dubbi e nuove perplessità che si ripetono a distanza temporale variabile.

Inoltre, è probabile che i vostri amici e i vostri parenti abbiano minimizzato i vostri sentori o, peggio, vi abbiano descritto come il “malato immaginario”, dimenticando che proprio i mali immaginari sono i più nocivi, in quanto fronteggiabili solo con strategie e stratagemmi non-ordinari. Difatti, ogni qual volta ci accingiamo a tentare di risolvere con la logica e la razionalità qualcosa che si basa sulla paura o comunque su una sensazione, risultiamo inefficaci. E questo proprio perché utilizziamo una logica razionale per combattere un problema che di razionale non ha niente, ma vive di una sensazione, una sensazione costante: la paura di avere una malattia. Ecco perché c’è bisogno di qualcosa di diverso, capace di interrompere il circolo vizioso e attivare quelle risorse personali che sono intrappolate dal desiderio di controllo e rassicurazione.

 

Quasi tutti gli uomini muoiono dei loro rimedi, non delle loro malattie” Molière

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