Un farmaco chiamato Silenzio.

Viviamo sempre più spesso di convinzioni e di “battaglie”, finendo imprigionati in una routine sfiancante, dove il dovere e il dover fare riducono al minimo lo spazio concesso all’imprevisto, alla sorpresa, alle novità. Consumiamo facilmente ogni riserva di energia, correndo il rischio di muoverci come automi, perdendo di vista il senso di quel che facciamo e delle nostre giornate.

Per evitare che, alla lunga, la frenesia arrivi a sfiancarci è importante riscoprire il valore del silenzio. Un silenzio interiore che serve anzitutto a riconoscere gli automatismi che sbarrano la strada alla spontaneità e che consente di decentrarci dai ruoli che interpretiamo inconsapevolmente (al lavoro, in famiglia, nella società).

Se le aspettative che proiettiamo sugli altri, il bisogno di aderire a schemi e modelli e la mania del controllo prendono il sopravvento, a farne le spese sarà la nostra spontaneità, la parte più genuina della nostra personalità, perdendo la possibilità di rinnovarci.

Per poter cogliere le opportunità che la vita ci riserva è necessario coltivare quel silenzio interiore capace di farci contemplare e poi accogliere sorprese e imprevisti. Uno spazio sgombro da doveri e ossessioni, aperto unicamente all’autenticità. Solo così potremo crescere, liberi di essere finalmente noi stessi.

A volte, per poter capire, occorre saper ascoltare. Anche il proprio Io, in silenzio.

Dall’albero del silenzio prende il suo frutto, la pace” A.Schopenhauer

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.