Adolescenza, dal latino “adolescere”, che significa crescere.
Una delle fasi più importanti e affascinanti della vita, che può diventare particolarmente critica se mal gestita o combattuta.
Come sapete, l’adolescenza è la fase del cambiamento per eccellenza. Cambiamento fisico (il tempo dell’adolescenza è anche chiamato “pubertà”), ma anche cambiamento mentale, motivazionale, emotivo.
L’adolescenza rappresenta il primo vero e proprio tentativo di emancipazione dalla famiglia di origine. Si comincia a pensare e credere di poter fare da soli o quantomeno lo si desidera. Si comincia a mettere in discussione l’insieme delle regole genitoriali e sociali, fino a un vero e proprio tentativo di rifiuto.
Ci si sente già esperti, in grado di sapere tutto, spesso estremi in giudizi e valutazioni. Ci si crede capaci di gestirsi, al punto da chiudersi e proteggere quel proprio “mondo”, fatto di significati e linguaggi particolari, di musica e tecnologia, di relazioni di gruppo, di appartenenza, di confronto fra pari.
Un mondo che può ispirare, ma può anche imprigionare; un mondo da non temere, ma da rispettare, pena cose nascoste o non dette, imprevisti, litigi, paure.
Cari genitori, non temete l’adolescenza in sé. Questo è il tempo in cui i vostri figli sognano, desiderano, scoprono se stessi e il proprio corpo, cominciano a farsi un’idea delle cose che vivono, sbagliano e riflettono.
Temete piuttosto il conflitto, il voler rispondere loro con lo stesso tono o le stesse modalità estreme; temete il costante botta e risposta, che può portare alla totale assenza di dialogo, a non sapere più cosa pensano o – peggio – cosa sentono.
Concedete loro di sbagliare e di fare tesoro delle proprie esperienze. Ciò sarà possibile quanto più vi sarete mostrati aperti alle loro scoperte; quanto più avrete evitato di contrastarli ad ogni costo.
La difficoltà più comune del genitore di un adolescente?
Accettare di non avere più a che a fare con il suo “piccolino”.
Prendere consapevolezza di ciò è a dir poco fondamentale. Troppo spesso assisto genitori che continuano a trattare e a relazionarsi col figlio adolescente come se avesse ancora 8 anni. Con l’adolescente non funziona più il “non fare così” o il “non mi fare arrabbiare…”. Nessuna minaccia o ammonizione ha mai prodotto risultati significativi nella mente dell’adolescente. Anzi, proprio durante la pubertà si comincia a rifiutare le regole, o la “pappa scodellata”, per cui l’adolescente va a nozze con lo scontro o col divieto… Ma anche questa fascia d’età e di sviluppo ha il suo punto debole, che molto spesso coincide con gli assolutismi che la caratterizza.
Ad esempio, con l’adolescente funziona piuttosto bene il cercare di rimandargli (proprio in virtù della sua presunzione) la responsabilità di una determinata scelta, decisione o comportamento… Al posto del conflitto o del contrasto, ad esempio, comunicargli che, se ha fatto così, avrà avuto le sue buone ragioni; oppure che, se questo è ciò che vuole dalla sua vita o è il massimo che può ottenere da se stesso, va bene così…
Piccole provocazioni comunicative con le quali possiamo spronarlo a crescere, a riflettere, insinuando una sorta di dubbio che lavora nella sua mente, evitando di cadere nella trappola di fare/disfare per lui o di rimediare ai suoi errori.
Il primo dovere di un genitore di un figlio adolescente è cercare di responsabilizzarlo. Per fare questo occorre evitare morali o sermoni, quanto piuttosto fargli sentire che abbiamo fiducia, che ha diritto di fare le sue esperienze senza mai dimenticare chi è.
Noi saremo sempre qua ad aiutarlo nella ristrutturazione di significato, ma solamente dopo che avrà provato a costruirselo nelle sue esperienze… E non prima, come a volerlo ancora imboccare!
Adolescenza, dal latino “adolescere”, che significa “crescere”. Diamo loro questa importante opportunità.