Quando disobbedire aiuta a crescere

Sì, il titolo potrebbe sembrare decisamente provocatorio… Ma se pensiamo bene al grande sistema di regole attraverso il quale famiglia, lavoro e società tentano di ingabbiare l’essere umano fin da giovanissimo, il tema di questo articolo ci risulterà tutt’altro che particolare.

E’ vero, qualsiasi contesto o sistema sociale necessita di regole e principi ben precisi per poter sopravvivere… Non è un mistero che sia i genitori nel sistema famiglia, che i dirigenti in quello lavorativo o gli educatori e gli insegnanti in quello scolastico, si adoperano fin da subito per cercare di mantenere l’ordine e abituare ogni membro allo stesso ordine.

Ciò che spesso dimentichiamo, all’interno della nostra regolarità e disciplina, è che senza un sano spirito critico – che a volte può sfociare anche in disobbedienza – ogni sistema non potrebbe mai conoscere alcuna evoluzione! In che modo avremo mai potuto imparare una lezione, o fare tesoro di un’esperienza, se non da un eventuale errore, magari dovuto ad una forzatura? Come potremmo riuscire a guardare il Mondo da più prospettive se fossimo costantemente inglobati sotto un unico punto di vista, magari datoci dal sistema?

Disobbedire, a volte, non è solamente una “sfida” o un tentativo di scontro, come potrebbe apparire in alcune fasi della vita, adolescenza in testa. Molto spesso, esso rappresenta un valido strumento di lotta ad un pericoloso conformismo, perfettamente in grado di renderci schiavi delle nostre stesse abitudini e di quelle regole che, in un primo momento, giudicavamo come salvifiche.

Non è forse grazie ad alcune forme di disobbedienza che nel corso della storia si è tentato di combattere le ingiustizie? Non è forse attraverso una piccola violazione o un piccolo “no” che siamo riusciti a farci notare o a far comunque sentire la nostra voce in mezzo a cotanto falso consenso?

Come avrete certamente capito, il mio non vuole essere un “inno alla disobbedienza”, né  una sorta di proclamazione a cui appellare ogni ribellione. Allo stesso tempo, ritengo utile riflettere su quanto troppo spesso e con estrema facilità giudichiamo “disobbedienti” e quindi “nemici trasgressori” coloro che provano ad aprirci una prospettiva diversa, all’interno di un sistema estremamente rigido.

Tra i sistemi che risentono maggiormente di questo pregiudizio, trova evidente spazio la famiglia. In fase adolescenziale, di fronte ai primi tentativi di indipendenza ed emancipazione, assistiamo alle lotte più strane, alle minacce più agguerrite, fino a vere e proprie forme di violenza. Pensiamo con grande superficialità che i nostri adolescenti perdano moltissimo tempo, soprattutto quando si rinchiudono in camera, magari con la musica molto alta, o quando passino molte ore fuori da casa, in compagnia degli amici.

Non concludono niente“, diciamo, o anche “perdono un sacco di tempo“, legando queste osservazioni a quanto si stanno distaccando da quel sistema di regole e valori che fino a quel momento aveva funzionato perfettamente. Come se quel distacco fosse non solo pericoloso, ma in un certo senso anche ingiusto.

Con estrema facilità ci dimentichiamo di come quello stesso tempo, non soltanto non sia per loro sprecato o buttato via (a proposito di punti di vista), ma venga considerato addirittura fondamentale. Un tempo in cui si può sognare e si può riflettere: sugli errori fatti, sui propri progetti, sulle prime relazioni, sull’amicizia, su ciò che consideriamo giusto e sulle sensazioni che abbiamo provato. In altre parole, sulla propria vita.

Una vita che, a volte, per essere scoperta fino in fondo, ha anche bisogno di essere “disobbedita”.

 

Quasi tutte le persone sono altre persone.

I loro pensieri sono le opinioni di qualcun altro,

le loro passioni una citazione, le loro esistenze una parodia

O.Wilde

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