Le realtà inventate

«Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo, ma non il martello. Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e farselo prestare. A questo punto gli sorge un dubbio:

“E se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena.. Forse aveva fretta o forse la fretta era solo una scusa perché in effetti ce l’ha con me ?!? E perché? Io non gli ho fatto nulla! E’ lui che si è messo in testa qualcosa! Se qualcuno mi chiedesse un utensile, io glielo darei subito. E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l’esistenza degli altri.. E per giunta questo s’immagina che io abbia bisogno di lui solo perché possiede un martello. Adesso basta!!!”

E così, si precipita di là, suona il campanello, il vicino apre e, prima ancora che questo abbia il tempo di dirgli “buongiorno”, gli grida: “Si tenga pure il suo martello, villano!!”»

Tratto da “Istruzioni per rendersi infelici” di P.Watzlawick

 

Non c’è nulla di meglio, nella creazione dell’infelicità, che mettere l’inconsapevole destinatario del nostro messaggio di fronte all’ultimo anello di una lunga e complicata catena immaginaria, nella quale egli svolge un ruolo decisivo e negativo. Se il destinatario di tale messaggio è il proprio partner o un familiare, il vostro viaggio immaginario ricadrà pesantemente su di lui/lei.

La creazione di una vostra realtà porterà effetti molto, molto concreti.

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